Al cinema spesso ci siamo lasciati affascinare, impaurire ed incuriosire da film come “Armageddon (1998)”, “Tempesta Polare (2009)”, “Greenland (2020)”, “Asteroid vs Earth (2014)” in cui asteroidi si dirigono verso la terra, causando così la fine della vita sul nostro amato pianeta.
Ma se una cosa del genere succedesse davvero, saremmo in grado di contrastarla?
L'ESA lavora da un po’di anni alla missione Hera, ovvero la prima missione della Terra verso un asteroide binario, per la difesa planetaria.
Hera, che prende il nome dalla dea greca del matrimonio, Hera volerà verso la coppia di asteroidi vicini alla Terra, Didymos: intorno al corpo principale, del diametro di 780 metri e delle dimensioni di una montagna, orbita una luna di 160 metri, chiamata informalmente 'Didymoon', grande quasi quanto la Grande Piramide di Giza.
Un tale sistema di asteroidi binari è il banco di prova perfetto per un esperimento di difesa planetaria, ma è anche un ambiente completamente nuovo per investigare sugli asteroidi. Sebbene i sistemi binari rappresentino fino al 15% di tutti gli asteroidi conosciuti, essi non sono mai stati esplorati prima.
La più piccola Didymoon è il principale obiettivo di Hera. Quanto Hera raggiungerà Didymos, nel 2026, Didymoon avrà assunto un'importanza storica: il primo oggetto nel sistema solare ad aver subìto uno spostamento dell'orbita dovuto all'intervento umano ed in maniera misurabile.
La missione DART della NASA (Double Asteroid Redirection Test) ha colpito l’asteroide Dymorphos il 26 settembre 2022. Le immagini rilevate hanno dimostrato che a causa di questo impatto c’è stato un cambiamento nella durata dell'orbita di Didymoon intorno al corpo principale.
Le indagini ravvicinate di Hera ci forniranno la massa di Didymoon, la forma del cratere, nonché le proprietà fisiche e dinamiche di Didymoon.
Questi dati chiave raccolti da Hera trasformeranno un grande - ma unico - esperimento in una ben chiara tecnica di difesa planetaria: una tecnica che potrebbe in linea di principio essere ripetuta se avessimo mai la necessità di fermare un asteroide in arrivo.
ll metodo tradizionale per stimare la massa di un corpo planetario consiste nel misurare la sua attrazione gravitazionale su un veicolo spaziale. Ciò non è fattibile all'interno del sistema di Didymos: il campo gravitazionale di Didymoon sarebbe travolto da quello del suo partner più grande.
Invece, le immagini ottenute da Hera saranno utilizzate per tracciare punti chiave di riferimento sulla superficie del corpo più grande, 'Didymain', come massi o crateri. Misurando il "vacillio" che Didymoon provoca al suo genitore, relativo al centro di gravità comune del sistema complessivo dei due corpi, la sua massa potrebbe essere determinata con una precisione superiore al 90%.
Hera misurerà inoltre il cratere lasciato da DART con una risoluzione di 10 cm, ottenuta attraverso una serie di audaci voli ravvicinati, dando un'idea delle caratteristiche della superficie e della composizione interna dell'asteroide.
Credits: ESA
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