Alle 06:23 CST (00:23 CET) del 2 giugno ’24 la Cina conferma l’atterraggio del lander senza equipaggio umano Chang’e-6 sul lato nascosto della Luna, confermandosi come prima ed unica Nazione ad effettuare un allunaggio sulla superficie del nostro satellite inosservabile direttamente dalla Terra.
Lo scopo della missione è quello di riportare sulla Terra il primo campione di suolo lunare in assoluto proveniente dal lato nascosto, il cui rientro sul nostro pianeta è previsto per il 25 giugno del medesimo anno nella regione autonoma della Mongolia Interna secondo le stime dell’Agenzia Spaziale Nazionale Cinese, il CNSA.
Nell’arco dei due giorni immediatamente successivi all’allunaggio, Chang’e-6, il quale prende il nome dall’omonima dea cinese della Luna, ha estratto un massimo di due chilogrammi di materiale lunare, pronto per essere poi esaminato al rientro e permettere agli scienziati di studiare le possibili differenze con il lato visibile e la composizione di uno dei crateri di impatto più antichi della Luna.
Partito a bordo del lanciatore Lunga Marcia 5 il 3 maggio ’24 dal centro spaziale di Wenchang, sull’isola di Hainan, situata nell’estremità meridionale cinese, Chang’e-6 ha proseguito il suo viaggio nello spazio cislunare tramite il proprio modulo orbitante, il quale lo ha lasciato in prossimità del luogo designato per l’allunaggio, il bacino di Aitken del polo sud, seguendo le orme del suo predecessore: Chang’e-4, il primo modulo ad atterrare sul volto nascosto ad inizio 2019. A seguito dell’estrazione di campioni, questi ultimi sono stati spediti sul modulo di ascesa per ricollegarsi ad un altro modulo orbitante. Effettuata la manovra di rendez-vous, sarà l’orbiter a riportare il campione sulla Terra utilizzando un modulo di rientro, differentemente dalle altre missioni di ritorno del campione, in cui l’aggancio all’orbiter non veniva rieffettuato al ritorno.
Come confermato dall’ufficiale tecnico ESA Neil Melville-Kenney, a lavoro su uno dei carichi di Chang’e-6, le manovre autonome sono particolarmente complesse nelle zone di elevata latitudine a causa della presenza frequente di ombre, che complica significativamente il processo di stima della posizione del lander nella fase di discesa. A tal proposito, uno strumento di telemetria a bordo di Chang’e-6, INRRI, è stato fornito dall’italiano INFN, simile allo strumento a bordo della missione Schiaparelli di ESA.
Ad eccezione di alcune aggiunte, il lander è una copia del precedente modulo Chang’e-5, il quale ha completato con successo una missione di ritorno del campione simile, ma in una zona diversa della superficie lunare, a fine 2020.
La missione, programmata per un totale di 53 giorni promette di garantire accesso al suolo di un cratere da impatto vecchio oltre quattro miliardi di anni, offrendoci la possibilità di scoprire nuove informazioni sulla storia della formazione del nostro unico satellite naturale.
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