La sonda Lucy, lanciata poco più di due anni fa, il 16 ottobre 2021, ha finalmente raggiunto il suo primo traguardo il 1° novembre: il flyby con l’asteroide Dinkinesh!
Il satellite NASA prende il nome dal ritrovamento del celeberrimo fossile di australopiteco Lucy, ritrovato in Etiopia nel 1974 che, a sua volta, prende il nome da una canzone dei Beatles in riproduzione durante la spedizione.
Anche il nome Dinkinesh deriva da questo ritrovamento, è infatti il nome del fossile nella lingua locale, l’amarica, che si traduce in “sei meravigliosa”.
La manovra effettuata dal satellite consiste in un rapido passaggio in prossimità del corpo celeste da osservare, in questo caso, dal momento che Lucy utilizza principalmente sensori ottici, scattare più foto possibili.
Il suo ultimo incontro ha portato ad una scoperta molto particolare: Dinkinesh è un asteroide binario. Significa che attorno a Dinkinesh orbita un corpo più piccolo, catturato dal suo campo gravitazionale. Questo evento del tutto inatteso ci porta a riconsiderare le ipotesi sugli asteroidi binari, al momento ipotizzati rappresentare il 15% di tutti gli asteroidi conosciuti.
In origine, la missione non prevedeva nemmeno di visitare questo asteroide, la cui forma ricorda vagamente una patata, poiché la missione iniziale concerneva solo gli asteroidi troiani di Giove, ma poi i membri del gruppo di Lucy hanno notato la presenza di Dinkinesh in prossimità della traiettoria originariamente seguita, decidendo il 24 gennaio 2023 di effettuare l’incontro, le cui manovre correttive sono iniziate a maggio dello stesso anno.
Il prossimo incontro avverrà nel 2025 con un asteroide denominato Donald-Johanson situato nella fascia che separa Marte e Giove, dopodiché procederà prima con gli asteroidi troiani del gruppo L4 e poi del gruppo L5.
I troiani di Giove sono tra i corpi più antichi del sistema solare, e in quanto tali potrebbero aiutarci a capire le origini proprio del nostro sistema. Questi asteroidi sono situati in zone di equilibrio relativo al sistema Giove-Sole nell’orbita del pianeta chiamate “punti di Lagrange” (da cui la L).
Ogni sistema costituito da due primari, i principali attrattori gravitazionali, cioè i corpi che esercitano una forza maggiore, presenta cinque punti di equilibrio, i primi tre allineati con i primari, gli altri due invece sono simmetrici rispetto all’asse che congiunge i primari.
Lucy riuscirà a raccogliere numerosi dati utilizzati dagli scienziati per ricostruire la composizione degli asteroidi, sia a livello superficiale, mappando colori, albedo (riflettività), forme e distribuzioni dei minerali, ma anche all’interno di essi, osservando meticolosamente crateri e fratture. Inoltre, effettuerà rilevazioni fisiche per ricostruire massa, densità e campo gravitazionale dei corpi visitati.
In aggiunta all’avanzatissima tecnologia ottica a bordo del satellite, i giganteschi pannelli solari incrementano significativamente la superficie frontale di Lucy. La loro dimensione è motivata dalla scarsità di energia solare alla distanza dell’orbita di Giove.
La traiettoria di Lucy prevede altri nove incontri nei prossimi dieci anni e noi non possiamo che aspettare le prossime immagini ed augurarle buona fortuna nel resto del suo viaggio.
Crediti immagini: NASA
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