Detriti spaziali? rimozione tempestiva!

Giovanni Garofalo • 18 aprile 2025

L'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha pubblicato il "Zero Debris Technical Booklet" il 15 gennaio 2025, un documento fondamentale che delinea le tecnologie necessarie per raggiungere l'obiettivo di Zero Debris entro il 2030. Questo è il risultato di una collaborazione tra ingegneri, operatori, giuristi, scienziati ed esperti di politica, tutti membri della comunità Zero Debris, composta dai firmatari della Zero Debris Charter. (European Space Agency, 2024)

orbita asteroide detriti spaziali

Il documento identifica sei obiettivi tecnologici chiave, tra cui: prevenire il rilascio di nuovi detriti, migliorare la sorveglianza del traffico spaziale e approfondire la conoscenza degli effetti dei detriti spaziali. Questo sforzo collettivo rappresenta un passo significativo verso un futuro sostenibile nello spazio, promuovendo una collaborazione internazionale per la salvaguardia dell'ambiente orbitale terrestre. In questo articolo ci si focalizzerà principalmente sul rilascio dei detriti ad opera delle operazioni spaziali.


Garantire una rimozione tempestiva di detriti spaziali

Tutti gli attori coinvolti nel settore spaziale devono garantire che gli oggetti spaziali vengano smaltiti con successo e tempestivamente per ridurre al minimo il rischio di generazione di detriti e di disturbi alle missioni operative. Gli sforzi necessari, al 2025, stanno diventando sempre più grandi a causa dei costi preventivi per sviluppare soluzioni tecniche e operative in grado di migliorare la probabilità di “de-orbiting” degli oggetti spaziali al termine delle missioni.


de-orbiting detriti spaziali space debris CleanSat

Raggiungere una rimozione orbitale tempestiva  e di successo dopo la fine della missione è fondamentale per evitare l’accumulo di detriti. Per raggiungere un tasso di successo di almeno il 99%  nella rimozione orbitale, è necessario:

  1. Aumentare la probabilità che un oggetto “de-orbiti” autonomamente al termine della missione: Si tratta di sviluppare tecnologie che permettano agli oggetti spaziali di rientrare nell’atmosfera o di essere guidati verso di essa, riducendo così il rischio di collisioni con altri corpi di più importante natura;
  2. Progettare architetture spaziali più affidabili, poiché le missioni future devono poter essere libere di procedere nel loro moto senza che un qualsivoglia tipo di impatto metta a rischio la missione;
  3. Affiancare queste capacità con mezzi esterni di rimozione quando gli oggetti spaziali non rientrano in atmosfera autonomamente;
  4. Assicurarsi che gli oggetti spaziali siano pronti per la rimozione, poiché la preparazione post-missione è essenziale. Ciò include la progettazione di componenti che possano essere facilmente catturati o manovrati dai sistemi di rimozione.


Migliorare la rimozione orbitale

Al momento, esistono architetture che consentono a un oggetto di rientrare in atmosfera autonomamente al termine della missione, e.g., sistemi per veicoli spaziali in orbita terrestre bassa, ma è necessario renderle più accessibili economicamente e più affidabili per raggiungere alti tassi di successo nelle operazioni di rimozione per una diffusione su larga scala.

Inoltre, potrebbero essere esplorate soluzioni alternative per diverse regioni orbitali e casi d'uso. Le soluzioni per affrontare questa problematica includono lo sviluppo e adozione di sistemi sicuri e affidabili.


Tra i fattori chiave, è possibile nominare:

  1. Soluzioni di smaltimento economiche, in particolare per i piccoli satelliti. Ciò include tecnologie come i sistemi di propulsione, le vele solari, paracadute atmosferici, sottosistemi di smaltimento "plug and play". Approcci simili ridurrebbero i costi anche per missioni di breve durata;
  2. Architetture che aumentano la probabilità di un rientro in atmosfera o in maniera autonoma, tenendo conto di possibili estensioni della missione, guasti o fattori esterni. Inoltre, l'inserimento di dispositivi di backup e la progettazione secondo ampi margini di sicurezza possono consentire al veicolo di affrontare situazioni e imprevisti;
  3. Il miglioramento della comprensione delle pratiche operative, includendo la condivisione delle informazioni tra le agenzie spaziali, l'adozione di procedure operative standardizzate, la gestione del rientro sicuro di un corpo in atmosfera. L'efficienza operativa in queste situazioni è fondamentale per ridurre i rischi di fallimento nelle missioni di smaltimento dei detriti spaziali.


ESA detriti spaziali space debris deorbiting

Allo stesso modo, sono necessari lo sviluppo, la validazione e l’adozione di sistemi avanzati di monitoraggio della salute dei veicoli spaziali. Metodi di verifica efficaci e, possibilmente, efficienti, sono essenziali per garantire la rimozione tempestiva e sicura dei detriti spaziali, evitando che di mettere a rischio le missioni attive in orbita. Ciò riguarda principalmente:

1.    Tecnologie avanzate per il monitoraggio in-situ: Sensori vibro-acustici, fibre ottiche integrate nei materiali compositi (CFRP), accelerometri, sensori di temperatura e radiazione, misurazione precisa del propellente.

2.    Rilevamento delle anomalie e previsione dei guasti: Tecniche basate sull’IA, modelli digital twin, miglioramento dell’interazione tra operatori e sviluppatori.

3.    Monitoraggio sistematico dei dati di volo: Analisi di guasti, anomalie, degrado delle prestazioni e gestione delle risorse per aggiornare le probabilità di successo nello smaltimento dei satelliti.


Inoltre, sono necessari metodi di verifica per una rimozione tempestiva ed efficace:

1.    Metodologia standard per il calcolo della durata orbitale residua, considerando coefficiente di resistenza, modelli atmosferici e solari, e parametri specifici;

2.    Metodologia standard per valutare la probabilità di smaltimento, includendo il rischio di impatti con detriti o altri oggetti, con aggiornamenti periodici fino al termine della vita operativa.


remove detriti spaziali space debris airbus

Preparazione (degli oggetti spaziali) per la rimozione

Quando un oggetto spaziale non riesce a “de-orbitare” autonomamente, è necessario ricorrere a mezzi esterni per la sua rimozione. Ciò richiede interfacce e strumenti specifici per agevolare operazioni di cattura e rimozione, adattabili a diversi tipi e dimensioni e a diverse strategie di smaltimento. Tra i fattori abilitanti per questa preparazione, la standardizzazione delle interfacce di rimozione e delle attività è essenziale.


rimozione detriti spaziali space debris

Dimostrazioni di fattibilità

Anche con sistemi di smaltimento affidabili, alcuni satelliti potrebbero non riuscire a de-orbitare autonomamente. Per questo, è fondamentale dimostrare l’efficacia dei servizi di rimozione esterni. Tra le attività principali, è fondamentale dimostrare in loco lo stato dei satelliti in una situazione reale e l’integrità strutturale per stimare rischi e fattibilità di rimozione. Tra le tecnologie dimostrabili, è possibile annoverare:

  • Le tecnologie di caratterizzazione basate su ispezioni in-situ e campagne di osservazione secondo dati telemetrici;
  • L’analisi dell’integrità strutturale in live-view, con modellazione predittiva dell’invecchiamento e osservazioni dedicate.


Conclusioni

Sono necessari ulteriori sforzi per sviluppare soluzioni tecniche e operative volte a migliorare la probabilità di successo nel “deorbitare” gli oggetti spaziali al termine della loro missione. Raggiungere una rapida e efficace rimozione orbitale dopo la fine della missione è fondamentale per evitare l’accumulo di detriti. Per ottenere un tasso di successo della rimozione orbitale di almeno il 99%, sono necessari miglioramenti a vari livelli, tra cui, ma non solo:

·      Aumentare la probabilità che un oggetto rientri autonomamente in atmosfera terrestre dopo la fine della missione;

·      Progettare architetture di veicoli spaziali più affidabili;

·      Integrare queste capacità con mezzi esterni, come i servizi di rimozione, quando necessario (Figura 4, 5);

·      Garantire che gli oggetti spaziali siano predisposti per la rimozione.


rimozione detriti spaziali space debris

L'attuale modello delle operazioni spaziali sta cambiando grazie ad aziende estremamente capitalizzate, quali per esempio SpaceX e BlueOrigin. Prima, esso si basava sull'uso singolo dei veicoli spaziali, progettati per essere lanciati, operare e poi essere eliminati nell'atmosfera o posizionati in orbite morte. Per un futuro più sostenibile, è necessario passare a un modello di economia circolare nello spazio, che mira a ridurre l'uso delle risorse e aumentare il valore derivato dagli asset spaziali.

Condividi

Immagine straordinaria del disco protoplanetario HH 30 catturata dal telescopio spaziale WEBB
Autore: Tiziana Cardone 15 aprile 2025
Il telescopio spaziale James Webb (NASA/ESA/CSA) ha catturato un'immagine straordinaria del disco protoplanetario HH 30 , situato nella nube molecolare del Toro, all'interno della nube oscura LDN 1551. Questo disco, osservato di taglio, è circondato da getti e venti discali, offrendo una visione senza precedenti dei processi di formazione planetaria.
Isar Aerospace missione “Going Full Spectrum”
Autore: Simone Semeraro 10 aprile 2025
Isar Aerospace inaugura la collaborazione con il programma spaziale privato europeo con la missione “Going Full Spectrum” . Il 30 marzo 2025, il razzo Spectrum prende per la prima volta il volo dallo spazioporto norvegese di Andøya. Dopo due rinvii dalla settimana precedente per condizioni meteo avverse, il decollo è avvenuto alle 12.30 ora locale.
Missione Soyuz MS-27 verso la ISS
Autore: AstroBenny (Benedetta Facini) 8 aprile 2025
La missione Soyuz MS-27 è stata lanciata con successo nella mattinata dell’8 aprile 2025, dal Cosmodromo di Baikonur in Kazakistan a bordo di un lanciatore russo Soyuz.
Habitat extraterresti per astronauti nelle missioni a lunga permanenza
Autore: Marilisa Pischedda 4 aprile 2025
L’esplorazione spaziale si evolve e richiede lo sviluppo di nuove tecnologie per poter essere supportata. I sistemi robotici inglobano nuove tecnologie consolidate sulla Terra, adattandole e perfezionandole all’impiego nello spazio, ma spesso è la necessità di trovare soluzioni a situazioni e problematiche tipiche dell’ambiente spaziale, a far sì che vengano sviluppate nuove tecnologie, che poi trovano impiego anche nelle applicazioni terrestri. Considerazione che non esula l’ esplorazione spaziale umana , con requisiti ancora più stringenti, da rivalutare in base all’ambiente in cui ci si trova ad operare. Vuoto, microgravità, tipologia di orbita, pianeta o corpo celeste, radiazioni e temperatura sono solo alcuni dei parametri che dettano fortemente le condizioni al contorno di una missione. Ad oggi pensiamo agli astronauti come a quella piccola parte di umanità che dal 2000 vive continuativamente al di fuori del nostro pianeta, se pur con alternanza di equipaggio a circa 400 km di quota dalla superficie terrestre. Eppure, quella condizione di microgravità che si sperimenta a bordo della ISS, non sarà perpetua e gli scenari futuri si stanno già delineando. I programmi di esplorazione spaziale parlano chiaro: andremo oltre l’orbita terrestre , sulla Luna, per testare e validare quelle tecnologie che ci consentiranno di spingerci oltre, anche verso il pianeta rosso. Ci spostiamo dunque dall’orbita terrestre a quella lunare, e da qui alla sua superficie, passo che comporterà lo stabilirsi di un insediamento in condizioni differenti da quelli sperimentati attualmente dagli astronauti.
Come la missione Euclid cerca la materia oscura
Autore: Elisa Goffo 1 aprile 2025
La materia oscura è certamente una delle componenti più misteriose dell'universo. Sebbene sia invisibile e la sua natura sia sconosciuta, costituisce circa il 25% dell'universo , una quantità di gran lunga superiore a quella della materia ordinaria visibile. Non possiamo osservarla direttamente, né sappiamo di cosa sia fatta. L'unico modo per scoprirlo è attraverso i suoi effetti gravitazionali . Per svelarne i segreti, l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha lanciato la missione Euclid nel 2023, con l'obiettivo di creare la più grande mappa tridimensionale dell'universo . Tracciando le posizioni di miliardi di galassie e misurando il fenomeno delle lenti gravitazionali, Euclid ci aiuterà a comprendere come la materia oscura sia distribuita nel cosmo e come influisca sull'evoluzione delle galassie.
Navigazione aerea: dalla radioassistenza terrestre ai sistemi satellitari
Autore: Gabriele Dessena 27 marzo 2025
Vi siete mai chiesti come fanno gli aeroplani a orientarsi nel cielo, specialmente di notte o in condizioni meteorologiche avverse? La risposta è nelle radioassistenze : una rete invisibile, ma essenziale, di segnali radio che guidano i velivoli lungo rotte precise e sicure. Benché oggi la tecnologia satellitare abbia rivoluzionato il settore, questi sistemi terrestri rimangono cruciali per garantire sicurezza, affidabilità e ridondanza, soprattutto in casi estremi o emergenze.
Orbita: Firefly Aerospace missione demo per Lockheed Martin, Rocket-lab satelliti per OroraTech
Autore: AstroBenny (Benedetta Facini) 25 marzo 2025
Mercoledì 26 marzo Firefly Aerospace lancerà una missione demo per Lockheed Martin mentre, circa un’ora dopo, Rocket Lab lancerà otto satelliti per l’azienda tedesca OroraTech. Il lancio di Firefly Alpha FLTA006 (sopranominata “ Message in a Booster ”) è la seconda missione che Firefly lancia per Lockheed Martin. Questa missione avrà il compito di portare in orbita il modello demo del LM 400 di Lockheed Martin, una piattaforma satellitare multi-missione progettata per ridurre i costi e rischi di lancio dei satelliti.
costellazione di satelliti HERMES per monitoraggio e trasmissione
Autore: Liliana Balotti 21 marzo 2025
La costellazione HERMES Pathfinder (High Energy Rapid Modular Ensemble of Satellites) dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) è stata lanciata con successo il 15 Marzo, alle 7:43 ora italiana, durante la missione Transporter 13 di SpaceX. Il lancio è avvenuto dalla Vandenberg Space Force Base (VSFB) in California, USA. I sei Cubesat della costellazione sono stati integrati su una piattaforma di rilascio ION, sviluppata dalla società D-Orbit, e posizionati su un vettore Falcon 9. Collocati su un'orbita eliosincrona a un'altitudine di circa 500-520 km e con un'inclinazione di 97,44 gradi, i nanosatelliti saranno dispiegati gradualmente, uno al giorno, circa una settimana dopo il lancio.
Come l'intelligenza artificiale (AI) può trasformare l'apprendimento senza sostituirlo
Autore: Daniela Giannoccaro 19 marzo 2025
Come l'AI può trasformare l'apprendimento senza sostituirlo Nel mondo della tecnologia, l'intelligenza artificiale (AI) sta diventando un alleato sempre più prezioso anche nelle aule scolastiche. Se utilizzata correttamente, l'AI può trasformare l'apprendimento, rendendolo più personalizzato, coinvolgente e accessibile. Tuttavia, è fondamentale non dimenticare i rischi connessi a un uso eccessivo o non regolato.
Satelliti del nostro sistema solare: gli affascinanti Europa e Titano, lune di Giove e  Saturno
Autore: Andrea Vanoni 13 marzo 2025
Trovare la vita nel nostro sistema solare è la meta più ambita da parte di ricercatori e scienziati. Nel corso dei decenni, sono stati studiati i pianeti e i loro satelliti e tra questi, 2 corpi hanno destato sempre molta curiosità: Europa e Titano.
Show More