In un mondo in continua evoluzione come il nostro, che sta assumendo connotazioni digitali nella maggior parte dei suoi aspetti, il QD rappresenta lo strumento utile per stare al passo con i tempi. Ad esempio permette ad una madre o ad un padre di capire più a fondo il proprio figlio, che il salto digitale non ha dovuto compierlo, trovandosi direttamente al di là, nella nuova Era.
Il QD non solo si integra con gli altri tipi di intelligenza, ma ne favorisce l’interazione, cioè crea una vera e propria sintesi, nella quale non sono più distinguibili le varie forma di intelligenza, perché diventano un tutt’uno, che poi, semplicemente, è l’intelligenza umana.
Mi viene in mente un altro esempio, quello fatto da Marco Montemagno in un suo video. Un negozio ha creato una propria App, che, non appena entri in un negozio concorrente, inizia un countdown. Se ti dirigi velocemente al loro negozio, ricevi uno sconto sul prossimo acquisto. Inoltre, più breve sarà il tempo che impiegherai per raggiungere il negozio e maggiore sarà lo sconto a cui avrai diritto.
Questo sì che è un ottimo esempio di Digital Quotient! Coinvolgere i clienti è una delle strategie più funzionali per mantenerli nel tempo e magari acquisirne altri.
Insomma oggi il QD è fondamentale, non solo per stare al passo con la velocità dei tempi e con le nuove generazioni, quelle che Paolo Ferri chiama “nativi digitali”, ma anche per incrementare le possibilità del proprio business.
Nell'epoca del lavoro intelligente (smartworking) credo sia utile soffermarci sul nuovo concetto di intelligenza digitale.
Il padre della teoria sulle "intelligenze multiple", Howard Gardner, in un articolo scientifico del 2003 già ipotizzava l’esistenza di un tipo di “intelligenza tecnologica”.
Ma è Antonio Battro, neuroscienziato del MIT e di Harvard, a sistematizzare per la prima volta il concetto di intelligenza digitale. Facendo riferimento alla teoria delle intelligenze multiple, Battro si propone di classificare una decima forma di intelligenza e insieme al collega Percival Denham nel 2010 pubblica "Verso un intelligenza digitale".
Secondo i due autori, nel mondo di oggi, dove milioni di persone usano gli strumenti digitali, pare emergere una nuova capacità che è stata riscontrata nei “nativi digitali”. Parliamo di un’intelligenza prettamente
pragmatica, queste le caratteristiche di quella che Battro e Denham definiscono
“l’opzione click”: decidere all'istante se cliccare o meno su un determinato link, oppure se condividere o meno un certo post sui social. Parliamo di azioni quotidiane che ci obbligano a scegliere secondo un codice binario sì/no e che producono un risultato immediato e pratico delle nostre azioni.
La teoria dell’intelligenza digitale, che per ora è ancora un’ipotesi, parla specificamente di una competenza pragmatica e manuale, che lascia poco spazio alla riflessione. Mentre sappiamo che proprio la comprensione delle dinamiche del web sarà uno dei punti chiave delle competenze del futuro.
Ciò è dimostrato anche da uno studio condotto dalla Milano Bicocca, che evidenzia come i livelli di minore competenza digitale registrati dai ragazzi siano:
1. il riconoscimento critico delle pagine web tramite l’URL;
2. la conoscenza dei meccanismi commerciali del web;
3. la valutazione del livello di affidabilità e credibilità dei contenuti online.
Proprio sulla scia di tale dibattito è nato il DQ Institute, sorto durante un progetto del World Economic Forum. DQ sta per intelligenza digitale e indica la somma delle competenze di vario tipo, tecniche, emotive, intellettive e sociali necessarie per affrontare il mondo online.
Secondo il DQ Institute esistono tre livelli di intelligenza digitale:
la cittadinanza digitale, ovvero la capacità di usare la tecnologia in modo sicuro, responsabile ed efficace;
la creatività digitale, ovvero l’abilità di creare contenuti e sviluppare idee grazie agli strumenti oggi a disposizione, e infine
l’imprenditoria digitale, cioè la facoltà di usare media e digitale per affrontare le sfide globali e creare nuove opportunità.
Dopo l'introduzione del concetto di
EQ (quoziente emotivo) grazie all'ingresso dell'intelligenza emotiva nelle organizzazioni, oggi pare affacciarsi all'orizzonte anche un altro importante tassello per rendere sostenibile il lavoro da remoto: l'intelligenza digitale.
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