I guardiani dello spazio

Simone Semeraro • 5 ottobre 2023

Oggigiorno il flusso di oggetti che raggiunge lo spazio arriva a picchi inauditi, con 180 lanci avvenuti con successo nell’arco del 2022. Se si pensa, poi, che ogni singolo lancio porta più di un satellite, il numero complessivo è stupefacente: oltre 2400!


Questi numeri rendono esplicita la necessità di monitorare costantemente l’insieme di oggetti orbitanti, in particolare dal versante statunitense, da cui la maggior parte dei lanci viene effettuata. Pertanto, il sistema noto come “Space Fence” di Lockheed Martin viene operato dalla U.S. Space Force dal 2020 per osservare tutti gli oggetti in movimento nell’orbita bassa terrestre.

La Space Fence, situata sull’atollo di Kwajalein, nelle isole Marshall, non è altro che un radar (radio detection and ranging), ossia un’antenna che emette onde da una base e, sulla base del tempo di ritorno, stima la distanza tra essa e un oggetto che riflette le onde ricevute. In seguito, i dati vengono processati per convertire una distanza in una posizione, informazione molto più utile per la sorveglianza.


Questo radar però è dotato delle ultime tecnologie che permettono di rilevare, tracciare e caratterizzare tutto ciò che attraversa il suo campo d’azione. Il suo scopo è quello di permettere alle autorità di intervenire in tempo in vista di potenziali collisioni.

Lockheed Martin sembra attualmente interessata a costruire una seconda base nell’Australia Occidentale.

Bisogna ricordare che lo spazio è estremamente popolato di rifiuti e detriti delle dimensioni più disparate; quindi, determinare in anticipo il grado di minaccia che oggetti orbitanti possano causare all’attuale infrastruttura satellitare è a dir poco cruciale. Inoltre, ogni collisione provoca la generazione di nuovi detriti, motivando la necessità di mantenere un tale servizio. Basti pensare allo schianto avvenuto il 10 febbraio 2009 tra i satelliti di comunicazione Iridium 33 e Cosmos 2251 che rese necessario il miglioramento delle tecnologie allora presenti.


Prima che Space Fence fosse costruita, infatti, esisteva un altro sistema, il AN/FPS-133 Air Force Space Surveillance System, anch’esso un agglomerato di antenne radar disseminato sul suolo degli Stati Uniti: tre serie di trasmittenti e sei di ricevitori. Era capace di rilevare oggetti ad una quota massima di 12000 km. Nonostante un piano di miglioramento programmato tra il 2009 e il 2012, a causa di una riduzione nei fondi tale piano non venne mai attuato, ed il sistema Space Surveillance System fu ufficialmente chiuso ad agosto 2013 per la sua obsolescenza, dopo più di 50 anni di servizio.

L’attuale sistema rappresenta quindi la seconda generazione di radar di terra con un occhio verso l’alto che, insieme al resto dello “Space Surveillance Network”, fa del suo meglio per ridurre al minimo il numero di incidenti spaziali che causerebbero enormi danni anche ai nostri servizi quotidiani, rendendo la Space Fence, di fatto, parte dei guardiani dello spazio.

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Autore: Gabriele Dessena 2 dicembre 2025
Tutto nasce da un episodio avvenuto il 30 ottobre su un A320 di linea, durante un volo tra Stati Uniti e Messico . L’aereo ha avuto una breve ma imprevista variazione di assetto, un “abbassamento di muso” non comandato mentre il pilota automatico era inserito. L’equipaggio ha ripreso il controllo in pochi istanti e il volo si è concluso con un atterraggio regolare. Da quell’evento, analizzato nei dettagli da Airbus e dalle autorità, è emersa una possibile vulnerabilità in uno dei computer che controllano il beccheggio e il rollio dell’aeromobile. Per questo, a fine novembre 2025, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA) ha emesso una direttiva di emergenza (Emergency Airworthiness Directive, EAD) che riguarda una parte della flotta Airbus A319, A320 e A321, chiedendo interventi rapidi su hardware e software di bordo. È importante sottolineare subito che parliamo di un’ azione precauzionale , scattata proprio per evitare che un evento estremamente raro possa ripetersi in condizioni più critiche. La famiglia A320 (che comprende A318, A319, A320 e A321) è una delle più diffuse al mondo: è l’aereo tipico dei collegamenti di corto e medio raggio che utilizziamo per andare da una grande città europea all’altra. Proprio perché si tratta di migliaia di aeromobili, qualsiasi direttiva che li riguarda ha un effetto immediato sulla programmazione dei voli: alcune rotte vanno ripianificate, alcuni velivoli devono fermarsi qualche ora in più in manutenzione, e può comparire qualche ritardo o cancellazione. Non è il sintomo di un problema “misterioso” che appare all’improvviso, ma il risultato di una filosofia molto chiara: se si individua anche solo la possibilità teorica di una situazione indesiderata, si interviene in blocco sull’intera flotta interessata. Airbus, nel suo comunicato, ha spiegato che la combinazione tra un certo tipo di computer di volo e una modifica software recente ha reso quel componente più sensibile a particolari condizioni di radiazione solare, e che quindi si è deciso di aggiornare il software di circa cinquemila aerei e di sostituire fisicamente i computer su circa novecento esemplari più anziani.
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Il 13 novembre 2025 segna una data importantissima per il settore spaziale, poiché un nuovo attore si aggiunge a SpaceX nel settore dei razzi riutilizzabili : è la compagnia spaziale di Bezos, Blue Origin , il cui razzo New Glenn è atterrato verticalmente in completa autonomia. Ad essere precisi, è stato il primo stadio, Jacklyn, ad essere atterrato e (quasi) pronto al riutilizzo. è il secondo tentativo di Blue Origin di effettuare questa impresa con successo, dopo il fallimento della parziale della missione NG-1 di gennaio dello stesso anno, quando il carico era stato lanciato con successo, ma dati telemetrici di Jacklyn si persero è non atterrò come previsto. Ma come siamo arrivati a questo punto?
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Il 15 dicembre ULA lancerà 27 satelliti Amazon Leo (precedentemente conosciuta come Project Kuiper) in orbita terrestre bassa a circa 590–630 chilometri di altitudine. La missione LA-04 (Leo Atlas 4), sarà il quarto lancio di Amazon a bordo di un razzo Atlas V della United Launch Alliance (ULA) dal Space Launch Complex-41 a Cape Canaveral.
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La curiosità come punto di partenza I bambini hanno una caratteristica straordinaria: fanno domande su tutto. “Perché il cielo è blu?”, “Come fa un dinosauro a essere così grande?”, “Cosa c’è dentro il nostro corpo?”. Questa curiosità è il motore dell’apprendimento, e la realtà aumentata può trasformarla in esperienze concrete e coinvolgenti. La realtà aumentata spiegata ai genitori La realtà aumentata (AR) è una tecnologia che permette di sovrapporre immagini e informazioni digitali al mondo reale, visibili attraverso smartphone o tablet. Non è fantascienza: è uno strumento che rende lo studio un’avventura. Immaginate di puntare la fotocamera verso il libro di scienze e vedere il cuore che batte in 3D, o di trasformare il salotto in un piccolo planetario dove i pianeti orbitano intorno al Sole.
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Un tempo riservata agli osservatori professionali e alle agenzie spaziali, l’osservazione e la ripresa di corpi celesti come la Luna, i pianeti e persino il Sole è oggi alla portata di molti grazie ai progressi della tecnologia e alla crescente accessibilità di strumenti astronomici amatoriali. Sempre più appassionati di astronomia si cimentano nella fotografia planetaria e solare, ottenendo risultati sorprendenti e contribuendo, talvolta, anche alla ricerca scientifica. Negli ultimi anni, il mercato ha visto un’impennata nella qualità e nella disponibilità di telescopi, camere planetarie, filtri solari e software di elaborazione immagini pensati per gli astrofili. Strumenti come: • Telescopi a lunga focale , ideali per l’osservazione planetaria • Camere CMOS ad alta sensibilità e frame rate elevato • Software di stacking e post-processing (come AutoStakkert!, RegiStax e AstroSurface) hanno rivoluzionato le possibilità di chi osserva il cielo da casa, permettendo di ottenere dettagli sorprendenti di Giove, Saturno, Marte, delle fasi lunari e persino delle macchie solari.
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