Il 18 gennaio 2024 termina tragicamente la missione di Peregrine, l’ultimo tentativo di effettuare un atterraggio sulla Luna da parte di una azienda privata. Intorno alle 16 EST dello stesso giorno, il veicolo di atterraggio di Astrobotic è rientrato nel sud dell’oceano Pacifico, notizia confermata dallo U.S. Space Command.
A bordo del lanciatore Vulcan Centaur di United Launch Alliance (Lockheed Martin e Boeing), il lander Peregrine partì con successo da Cape Canaveral, Florida, l’8 gennaio 2024, completando anche la manovra di inserimento orbitale (in gergo, orbit insertion) in orbita terrestre; poche ore dopo l’inizio del suo moto orbitale prestabilito venne registrata una perdita di comburente (solitamente, uno dei due liquidi risedenti nei serbatoi di un razzo, insieme al combustibile) portando così ad una perdita parziale di potenza nell’impianto di propulsione.
In questa situazione, il gruppo di Astrobotic ebbe due scelte: tentare comunque l’atterraggio, proseguendo, quindi, con la manovra che avrebbe portato Peregrine nella sua traiettoria di incontro con la Luna, oppure lasciare che rientrasse sulla Terra.
Dopo le adeguate consultazioni, si optò per la seconda scelta, coordinata con NASA, partner principale della missione. John Thornton, CEO di Astrobotic, successivamente dichiarò alla stampa che questa fosse la decisione più responsabile, poiché operare un sistema parzialmente funzionante nella zona cis-lunare sarebbe stato estremamente complicato, comportando anche il rischio di generare detriti che potenzialmente potrebbero complicare futuri accessi alla zona. Pertanto, a soli dieci giorni dalla partenza, Peregrine terminò prematuramente la sua missione.
Peregrine portava a bordo una ventina di carichi paganti costituiti da strumentazione di vario tipo, di cui cinque di NASA, in quanto parte del programma CLPS (Commercial Lunar Payload Services, “Servizi Commerciali di Carico Pagante Lunare”), che dà la possibilità ad aziende commerciali di effettuare il trasporto di carichi sulla Luna. In seguito all’atterraggio programmato per il 23 febbraio dello stesso anno, avrebbe dovuto effettuare misurazioni delle proprietà termiche, chimiche e magnetiche dell’ambiente lunare, costituendo così il primo veicolo di origine statunitense ad atterrare sul satellite naturale dalla missione Apollo 17 nel 1972.
Al momento, l’ipotesi avvalorata dagli ingegneri di Astrobotic prevede il malfunzionamento di una delle valvole che regolano il flusso di Elio nel serbatoio di comburente, gas inerte che viene utilizzato per tenere i propellenti in pressione e garantirne il contenimento anche durante lo svuotamento che avviene naturalmente per alimentare il sistema di propulsione. La valvola in questione ha causato un eccesso di rilascio di Elio che ha aumentato la pressione del serbatoio fino a portarlo alla rottura e la conseguente fuoriuscita di liquido.
Astrobotics si aggiunge così a SpaceIL, Israele, ed Ispace, Giappone, compagnie che hanno tentato e fallito l’allunaggio nel settore privato. Queste ultime due hanno infatti visto il proprio lander schiantarsi sulla superficie lunare anni addietro. La compagnia americana è tuttora all’opera per apportare modifiche ai sistemi del lander più grande, Griffin, per provare nuovamente a battere il record di prima compagnia ad effettuare un atterraggio sulla Luna con successo.
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