Il 23 agosto alle ore 14:34 italiane l'India è diventata la ๐พ๐๐ฎ๐ฟ๐๐ฎ ๐ฝ๐ผ๐๐ฒ๐ป๐๐ฎ ๐บ๐ผ๐ป๐ฑ๐ถ๐ฎ๐น๐ฒ a raggiungere la superficie lunare, e lo ha fatto atterrando su una regione scientificamente molto ambita e mai raggiunta prima: polo sud. Un'area di forte interesse, il polo sud, per la potenziale presenza di ๐ด๐ต๐ถ๐ฎ๐ฐ๐ฐ๐ถ๐ผ ๐ฒ ๐ฎ๐ฐ๐พ๐๐ฎ, rilevanti per le future missioni umane seleniche e, quindi, per il programma Artemis di cui proprio l'India ha firmato gli Accords lo scorso mese.
Raggiungere la superficie della Luna, seppur così vicina, non è un’impresa semplice e scontata. L’assenza di un’atmosfera, che attutisce e frena la caduta sul corpo celeste, crea non pochi problemi. Ad affermarlo sono le missioni che hanno preceduto negli ultimi anni Chandrayaan-3: nel 2019 è l’israeliana Baresheet-1 a schiantarsi sulla superficie selenica, seguita dopo pochi mesi dalla precedente missione indiana Chandrayaan-2; nel 2023 stessa sorte tocca alla missione privata giapponese Hakuto-R, fino alla missione russa Luna-25 pochi giorni prima del successo di Chandrayaan-3.
Partita il 14 luglio dal centro spaziale Satish Dhawan, in Sriharikota (India), a bordo di un razzo vettore GSLV Mark 3 (LVM 3), la sonda è entrata nell’orbita lunare il 5 agosto. Il 17 agosto il modulo di discesa si è separato dal modulo di propulsione.
Il 23 alle 14:14 ore italiane, il lander ha attivato i motori per frenare e controllare il suo avvicinamento al suolo selenico e toccare, con un atterraggio “morbido”, la superficie alle 14:34.
Venti minuti di terrore, dunque, durante la discesa in cui si è passati da oltre un chilometro e mezzo al secondo di velocità a 350 metri al secondo, da 30 a 7,5 chilometri di quota e, infine, la discesa finale verticale. Il modulo si è fermato dapprima a 800 metri di altezza, e poi ancora a 150 metri, per studiare e scattare immagini. La scansione del suolo, durata fino a pochi secondi prima del touchdown, ha consentito al lander di valutare in maniera autonoma il punto più idoneo a posarsi, con condizioni del suolo adatte a garantire la stabilità in fase di atterraggio.
Chandrayaan3 è la missione che ha portato sulla Luna il ๐น๐ฎ๐ป๐ฑ๐ฒ๐ฟ ๐ฉ๐ถ๐ธ๐ฟ๐ฎ๐บ con il suo ๐ฟ๐ผ๐๐ฒ๐ฟ ๐ฃ๐ฟ๐ฎ๐ด๐๐ฎ๐ป con l’obiettivo di validare la tecnologia di atterraggio sul suolo lunare e la capacità di operare un rover (roving).
A supportare la missione indiana è entrata in gioco anche l'agenzia spaziale europea (ESA) tramite le ground station per la trasmissione dei dati, che hanno permesso di supportare lo Deep Space Network della NASA e le stazioni dell'organizzazione della ricerca spaziale indiana ISRO.
In 14 giorni terrestri la missione porta avanti un programma di esplorazione e mappatura del suolo, oltre all'analisi della superficie grazie alla dotazione di 5 strumenti scientifici a bordo:
- il lander Vikram è dotato dello strumento RAMBHA-LP (o Langmuir Probe) per misurare il gas ionizzato vicino alla zona di allunaggio, ChaSTE, acronimo di Chandra’s Surface Thermo-Physical Experiment, per rilevare le temperature della superficie e il sismografo ILSA (Instrument for Lunar Seismic Activity) per registrare l’attività della crosta lunare e della zona sottostante la destinazione raggiunta.
- il rover Pragyan, di soli 26 chilogrammi, monta invece lo spettrometro APXS (Alha Particle X-Ray Spectrometer) per lo studio della composizione chimica e mineralogica della superfice e lo spettroscopio LIBS (Laser Induced Breakdown Spectroscope) al fine di analizzare rocce alla ricerca di elementi quali titanio, manganese, allumino, etc.
Lander e Rover sono già al lavoro e la loro produzione di potenza elettrica, pari a 738 e 50 W rispettivamente, terminerà il 21 settembre, quando il Sole non potrà più alimentare i pannelli.
Congratulazioni ISRO - Indian Space Research Organization per questo grande successo.
In attesa di evoluzioni, per aspera ad astra
Credits Image: ISRO - Indian Space Research Organization
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