Al giorno d’oggi, siamo estremamente dipendenti dalle informazioni che riceviamo dallo spazio. L’esempio più comune di utilizzo di satelliti è il GPS, strumento su cui ci affidiamo quasi su base quotidiana, per navigare le zone a noi sconosciute grazie alla tecnologia di triangolazione; ma non è tutto, infatti dallo spazio otteniamo anche preziose informazioni per tracciare merci, veicoli e persino catastrofi climatiche, grazie ai satelliti per il telerilevamento.
Se ad un tratto non potessimo più far riferimento alle tecnologie satellitari, le nostre vite ne sarebbero profondamente colpite, rispedendoci forse mezzo secolo indietro. Quindi sorge spontaneo chiedersi: ci difendiamo attivamente dai possibili attacchi di hacking a danno dei satelliti in orbita? Fortunatamente la risposta è affermativa, tuttavia, le carte in tavola sono cambiate solo molto di recente.
Benché ci siano attacchi documentati da prima degli anni ’90, quando un satellite dell’emittente televisivo statunitense HBO fu hackerato da un utente scontento dei prezzi troppo elevati nel 1986, la guerra in Ucraina ha aperto gli occhi ai settori difensivi di tutto il mondo, in seguito ad un attacco subito dalla compagnia americana Viasat, incaricata del coordinamento delle forze armate ucraine. I dispositivi collegati ai satelliti hanno subito una cancellazione permanente di tutti i dati solamente un’ora prima dell’inizio del conflitto il 24 febbraio 2022.
Ci troviamo ad affrontare nuovi problemi legati al futuro sviluppo dell’economia e della tecnologia spaziale. Basti pensare a tutti i progetti su cui si pone molta enfasi e risorse e saltano subito all’occhio le potenziali vulnerabilità da rinforzare: per le mega costellazioni di satelliti (Starlink) la posizione relativa dei satelliti è vitale per scongiurare eventi a catena, per le missioni mirate all’utilizzo di risorse locali (ISRU) la quantità e il tipo di minerali da recuperare sono i punti cardine, mantenere il controllo di stazioni ad equipaggio umano (ISS) per evitare possibili scenari mortali per gli astronauti o i futuri turisti spaziali, e la lista continua.
Alcune soluzioni proposte riguardano l’incremento dell’autonomia e del numero di satelliti o operatori, classificati in generale come “agenti”, per permettere la disseminazione delle informazioni. Anche un network di agenti non è però esente da problemi. Infatti, tra i molti attacchi noti, sicuramente il problema dei generali bizantini (Byzantine fault) è ben noto agli esperti del settore. Sicuramente questi scenari possibili stanno devolvendo le risorse di tutte le agenzie spaziali mondiali, ma in queste situazioni non possiamo far altro che imparare e risolvere oggi i problemi del domani.
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