La missione di Starliner, odissea nello spazio

Simone Semeraro • 30 gennaio 2025

Il rientro della travagliata e discussa missione Starliner della compagnia statunitense Boeing è avvenuto con successo allo scoccare del primo minuto della mezzanotte (orario standard orientale) con un ritardo di circa tre mesi sulla tabella di marcia prestabilita, per stabilire le cause dei problemi registrati e garantire la sicurezza degli astronauti. Ripercorriamo insieme gli eventi cruciali che hanno segnato le varie fasi del progetto del modulo Crew Space Transportation (CST)-100 Starliner.

Il progetto di Boeing di creare un modulo di trasporto per portare gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) nacque dagli interessi crescenti di NASA di aprire il settore tecnologico spaziale ad aziende private, per sopperire i costi di un’economia di rilevanza e costo crescenti. Boeing si aggiudicò il contratto ad aprile 2011, avendo già intrapreso lo sviluppo di un prototipo in collaborazione con Bigelow Aerospace.

Sempre nel 2011 iniziarono i test di dispiegamento degli airbag, seguiti dai test sui paracaduti e sul motore di annullamento del lancio (Launch Abort Engine – LAE), quest’ultimo a carico di Pratt & Whitney Rocketdyne. Nel 2013 l’interfaccia ed i sistemi di avionica e comunicazione furono considerati adeguati all’utilizzo per i futuri astronauti. Nel 2015 Boeing annunciò la fine della costruzione del veicolo spaziale per l’inizio del 2017, successivamente posticipato alla fine dello stesso anno per problemi di incompatibilità con lo storico lanciatore Atlas V e l’adeguamento dei software di bordo ad i nuovi standard NASA.


Nel 2018 Boeing comunicò la scelta dell’equipaggio: Christopher Ferguson, Eric Boe e Nicole Mann; in seguito, Boe fu sostituito da Michael Fincke, a sua volta sostituito da Sunita Williams, mentre Ferguson lasciò l’incarico di comandante della missione a Barry Wilmore. La maggior parte dei cambiamenti fu causata dagli innumerevoli ritardi.


Il primo test sul campo di Starliner, Boe-OFT, avvenne il 20 dicembre 2019 senza equipaggio, per dimostrare la capacità del modulo di compiere con successo lancio ed attracco. A pochi minuti dal lancio, l’orologio utilizzato per misurare il tempo dall’inizio della missione si rivelò difettoso, rendendo impossibile l’attracco sulla ISS, mentre un altro errore nel sistema propulsivo poi scoperto avrebbe potuto causato la collisione dello Starliner contro il modulo di servizio della ISS al momento dell’eventuale distacco. In ogni caso, Boeing fu costretta a far rientrare lo Starliner dopo soli due giorni dal lancio. Ciò causò un forte ritardo sulla tabella di marcia, costringendo l’azienda a chiedere l’ok per un secondo volo orbitale di prova, noto come Boe-OFT 2.


Confermato da NASA, il secondo test, senza crew, sarebbe dovuto avvenire a gennaio 2021, poi ad aprile ed infine a luglio, ma i propulsori della navicella riportarono problemi alle valvole, ed a seguito di controlli il volo fu posticipato di un anno per condurre studi approfonditi sulle cause del problema. Il 19 maggio 2022 il lancio avvenne con successo e, nonostante il malfunzionamento di due propulsori atti al controllo dell’orientazione su dodici dello Starliner, i sistemi di backup hanno garantito l’aggancio alla ISS ed un rientro nel New Mexico senza particolari intoppi.

Infine, il volo con equipaggio della navicella battezzata Calypso, denominato Boe-CFT, originariamente previsto per l’estate 2023 fu ritardato a causa della scoperta di due problematiche critiche, riguardanti l'infiammabilità del nastro usato per avvolgere i cavi interni e la debolezza degli ancoraggi tra i paracaduti e la struttura della capsula. 

Si fissò il lancio per il 6 maggio 2024 , rimandato al 17 per una valvola difettosa, stavolta nel lanciatore. Durante i controlli, tuttavia, gli ingegneri scoprirono una perdita del serbatoio di elio dello Starliner, utilizzato per mantenere in pressione i propellenti, che Boeing, NASA e United Launch Alliance (ULA, composta da Boeing e Lockheed Martin) ritennero il problema minore e fissarono il lancio per il 1° giugno, ulteriormente posticipato al 5 per un malfunzionamento di un sistema di supporto di terra.


Finalmente il 5 giugno 2024, la navicella raggiunse lo spazio, inserendosi correttamente nella sua orbita e gli astronauti iniziarono i testi preceduti la manovra di attracco. Il 6 giugno gli astronauti registrarono un’anomalia nella procedura di manovra manuale che li costrinse ad attendere il via libera e poi annullare completamente il primo tentativo di attracco, imputando il problema ad almeno due propulsori. Poco più di un’ora dopo, la navicella completò l’attracco senza ricorrere a manovre manuali, permettendo agli astronauti di ricevere il benvenuto sulla ISS.


Dopo 6 giorni di permanenza gli astronauti sarebbero dovuti rientrare, ma NASA posticipò il distacco per permettere un controllo aggiuntivo, coincidente con una camminata spaziale precedentemente stabilita. La perdita di pressione di elio non fu ritenuta pericolosa, ma NASA confermò che gli astronauti non sarebbero ripartiti prima del 22 giugno. I problemi si rivelarono più complessi del previsto, portando Boeing a decidere di non effettuare il rientro fino al 26 giugno, poi il 2 luglio per effettuare un ulteriore controllo tramite camminata spaziale, per scongiurare potenziali danni all’equipaggio umano.

Si dovette attendere fino al 1° agosto per novità sui piani di rientro, quando una serie di test condotti a terra rivelarono l'impossibilità di Calypso di garantire un rientro sicuro, richiedendo l’aiuto del competitor SpaceX. La conferma di NASA arrivò il 24 agosto, divulgando che gli astronauti sarebbero tornati a bordo della Crew-9 Dragon, di proprietà dell’azienda di Musk, a febbraio 2025. Il 6 settembre, Starliner venne sganciato dalla ISS ed inizia la manovra di rientro, durante la quale un propulsore su dodici non si accese ma atterrando con successo nel luogo prestabilito.

Una missione della durata originale di otto giorni, rivelatasi di otto mesi per gli astronauti, molteplici e significativi ritardi, in aggiunta al potenziale pericolo per l’equipaggio umano hanno portato NASA a rivedere la propria posizione nei riguardi di Boeing, soprattutto dopo aver garantito all’azienda più di quattro miliardi USD, contro i 2.6 ricevuti da SpaceX, di cui 1.6 sono stati persi con lo Starliner. Le cause principali del rientro posticipato sono state identificate nel sistema propulsivo, con la perdita di elio, e nei dubbi sull’efficacia dei paracaduti. È sicuramente presto per definire l’intero progetto un fallimento, ma la catastrofe si è rivelata essere parte di un problema alle fondamenta della compagnia di Seattle, dal quale, ad oggi, ancora non sembra vedersi la parola “fine”.

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