Rubrica Edu-STEM: stem & lavoro
Il 90% dei laureati in materie STEM trova un’occupazione del tutto soddisfacente e gratificante entro pochi anni dal conseguimento del titolo di studio (Almalaurea).
Ma quali sono, nel dettaglio, le classi di laurea riconosciute come appartenenti alle STEM dal MIUR – Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca? Ecco una lista.
I corsi di laurea dei gruppi architettura e ingegneria (ad eccezione della triennale in Disegno industriale e della magistrale in Design);
Le classi di laurea del gruppo chimico-farmaceutico (tranne le magistrali a ciclo unico in Farmacia e Farmacia industriale);
Le lauree di primo livello in statistica e quelle di secondo livello in scienze statistiche attuariali e finanziarie;
Le classi di laurea del gruppo geo-biologico (fatta eccezione per le lauree di secondo livello in Biotecnologie);
I corsi di laurea del gruppo scientifico (tranne Metodologie informatiche per le discipline umanistiche);
La laurea di secondo livello in nutrizione umana;
La laurea di secondo livello in tecniche e metodi per la società;
I corsi di primo livello in diagnostica per la conservazione dei beni culturali e di secondo livello in conservazione dei beni architettonici e ambientali, scienze per la conservazione dei beni culturali e conservazione e restauro dei beni culturali.

Perché le STEM sono importanti per la carriera
Con il mondo sempre più digitale il fabbisogno di profili professionali STEM aumenta. Tuttavia i laureati STEM in Europa continuano a essere una minoranza e nel nostro Paese sono solo il 24,5%, scendendo addirittura al 15% quando si considerano solo le laureate donne (in linea con i dati già sopra riportati).
Il risultato è che attualmente in Italia il 44% delle imprese ha già avuto difficoltà a trovare candidati con formazione STEM.
A rivelarlo è lo studio dell’Osservatorio STEM “Rethink STE(A)M education – A sustainable future through scientific, tech and humanistic skills” promosso da Fondazione Deloitte e dal Programma di Politiche Pubbliche di Deloitte.
Anche alla luce di questi dati proviamo a sintetizzare alcuni dei
motivi più importanti
che spingono verso la scelta di un percorso universitario tra le materie scientifiche per chi mira ad avere una carriera professionale soddisfacente:
- le discipline STEM aumentano il livello di occupabilità delle persone, oggi più di prima;
- le discipline STEM preparando i giovani a lavorare in un ambiente ricco di innovazioni high-tech;
- le discipline STEM supportano lo sviluppo di soft skill oggi fondamentali come il pensiero analitico, il problem solving, il team working e non ultime creatività e pensiero divergente motivando e ispirando i giovani a generare nuove tecnologie e idee.
L’apprendimento STEM comincia sin da piccoli
Il nostro Paese è sempre più impegnato a fronteggiare diverse sfide che per essere vinte hanno bisogno anche di aumentare tra i giovani le competenze digitali, e puntare quindi sui percorsi STEM, sia per formare profili professionali specializzati, sia per fare in modo che almeno le conoscenze di base in questo settore diventino patrimonio di tutti.
Se fare questo passo è diventato ormai fondamentale, lo è ancora di più cominciare a muoversi sin da piccoli. Ciò significa non aspettare di iniziare le scuole superiori o l’università per valutare un percorso di studi STEM, ma attivarsi presto e integrare in modo innovativo questo tipo di formazione già durante i primi anni di scuola. Proporre ai bambini e alle bambine delle attività – anche di gioco – che vadano a sviluppare le loro abilità logiche è, per esempio, un ottimo sistema per invogliarli, incuriosirli e creare una certa familiarità con questo mondo.

Ma esistono delle barriere che ostacolano questo tipo di educazione?
A quanto pare sì. Dall’annuale indagine realizzata da 3M, State of Science Index (SOSI), emerge che l’accesso e le disponibilità economiche vengono citate come i principali ostacoli ad intraprendere un percorso STEM. In particolare, appare chiaro che nel nostro Paese è ampiamente diffusa la percezione che l’istruzione STEM comporti delle notevoli barriere economiche; infatti, se il 42% degli europei ritiene di non potersi permettere un’istruzione STEM di qualità, lo stesso dato per gli italiani sale addirittura al 50%. Inoltre, l’80% degli europei ritiene che tra le cause ci siano un numero insufficiente di educatori/insegnanti STEM o di classi dedicate nelle scuole (52% in Italia), nonché la mancanza di accesso a Internet (19% in Italia).
Approfondiremo questo argomento nel prossimo articolo, non perdetelo è … buon EDU-STEM a tutti!
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