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Solo il 18% degli studenti è fermamente convinto di studiare all’università discipline tecnico-scientifiche. Le discriminanti? I voti scolastici e il genere: solo il 14% delle ragazze contro il 25% dei ragazzi.
La paura di non farcela prevale sulla scelta. Nonostante le ricerche e le analisi di mercato continuino a confermare le potenzialità di corsi STEM su un futuro lavorativo più roseo, pare non bastare.
I dati ci dicono che le bambine iniziano a pensare di essere meno intelligenti dei maschi dopo i 5 anni e che le ragazze ricominciano a interessarsi alle materie scientifiche dopo gli 11.
L’80 per cento delle professioni del prossimo futuro richiederà competenze di tipo digitale, e le STEM sono il settore occupazionale che registrerà la maggiore crescita, è importantissimo in questo senso decostruire gli stereotipi di genere e sapere che dopo anni di lavoro sulla parità nella scienza ci sia una sensibilità istituzionale.
Esiste una chiara asimmetria nelle scelte educative di ragazze e ragazzi: le prime si aggiudicano il primato nelle discipline umanistiche e sociali mentre l’area STEM, quella più fiorente poi in termini occupazionali, vede un’evidente maggioranza maschile. Per colmare questo gender gap e incentivare la partecipazione delle ragazze nelle discipline STEM è necessario attivare un processo di consapevolezza a partire dagli spazi scolastici, promuovendo una sensibilizzazione su questi temi.
Tra le principali ragioni alla base delle asimmetrie presenti nelle scelte educative di ragazze e ragazzi vi sono tendenze e stereotipi di genere radicati sulle presunte differenti attitudini di donne e uomini: se le prime sono tradizionalmente considerate più inclini alle attività di cura, i secondi sono invece considerati più adatti per i lavori tecnico-scientifici. Il processo di definizione delle diverse attitudini avviene molto presto, attraverso le varie fasi della socializzazione: gli stereotipi relativi alle diverse abilità vengono trasmessi, per lo più inconsapevolmente, già dai genitori, che spesso hanno aspettative diverse nei confronti di maschi e femmine. Contribuiscono però a questo processo anche i giochi, i messaggi mediatici e la scuola, dove le tendenze inconsapevoli degli insegnanti portano a rinforzare la differenziazione dei percorsi, consolidando una sorta di curriculum nascosto.
In questo scenario le ragazze tendono a perdere via via sempre maggiore sicurezza in ambito scientifico, in particolare durante il periodo adolescenziale, fase in cui maturano decisioni importanti in termini di scelte dei percorsi educativi futuri. Intervenire, all’interno del percorso scolastico, sulla decostruzione di questo immaginario è fondamentale per rappresentare la pluralità delle possibili scelte educative, a prescindere dal genere, così come per costruire consapevolezza nelle giovani donne sugli stereotipi di genere che incidono sui percorsi di studio, carriera, vita.
Come intervenire?
Cosa si può fare per incentivare la partecipazione delle ragazze nelle discipline STEM? Come e su quali aspetti è possibile intervenire nello spazio scolastico? Di seguito proviamo a richiamare cinque principali azioni che possono andare in questa direzione:
1. Rappresentare e condividere le storie di donne nella scienza, in cui le ragazze possano riconoscersi, per costruire immaginari plurali. Alcune ricerche mostrano come solo il 50% delle ragazze conosce una donna che ha avuto una carriera in ambito STEM, per questo è fondamentale offrire modelli di ruolo femminili, riscrivere la storia della scienza riportando alla luce biografie e scoperte dimenticate, non raccontate, che vedono le donne protagoniste del progresso scientifico.
2. Prevedere delle esperienze pratiche che coinvolgano le ragazze in prima persona. L’esperienza scientifica è soprattutto esperienza “del fare”: bisogna dunque offrire alle più giovani l’opportunità di partecipare a laboratori, esperimenti, processi di ricerca sul campo all’interno dello spazio scolastico, mostrando le discipline STEM “in azione” nella quotidianità.
3. Avviare dei percorsi di mentorship attraverso la presenza di formatrici/formatori capaci di alimentare la curiosità delle ragazze nelle materie STEM. Articolare dei percorsi animati da differenti formatrici e formatori in grado di raccontare diversi aspetti della scienza può essere fondamentale per costruire dei percorsi di mentorship all’interno della scuola. È importante che si tratti di figure con cui le ragazze possono confrontarsi, condividere, incuriosirsi, imparare.
4. Mostrare come parlare di scienza voglia dire parlare di aspetti della vita di tutti i giorni, proponendo applicazioni molteplici e differenziate. Spesso la rappresentazione della scienza è schiacciata su un immaginario “scienza=scienziata/o”, come se parlare e studiare le discipline STEM significasse operare esclusivamente in grandi laboratori, fare esperimenti o cambiare il mondo con le proprie scoperte. In realtà le conoscenze scientifiche permettono di leggere il mondo da prospettive articolate, producono consapevolezza, indipendenza e autonomia, e sono spendibili in diversi campi e figure professionali.
5. Avviare dei percorsi di empowerment, contribuendo ad aumentare la fiducia delle ragazze, decostruendo stereotipi, lavorando sulle insicurezze e su alcuni degli schemi mentali radicati e alimentati nella società e nella cultura. Abilità viste come innate, paura dell’errore, mancanza di fiducia nelle possibilità di miglioramento sono solo alcuni degli ostacoli inconsci che le ragazze presentano quando si relazionano con la scienza. È fondamentale condividere con loro la lezione forse più importante che il processo scientifico insegna: le difficoltà, gli errori, sono fondamenti per il percorso di apprendimento. Lo spazio scolastico può mostrare alle più giovani che le abilità si acquisiscono gradualmente, le criticità sono le benvenute e che migliorare è un processo possibile.
L’ultima delle azioni proposte è da considerarsi trasversale alle altre quattro, alla luce del fatto che sono proprio le tendenze e gli stereotipi di genere a ostacolare maggiormente i percorsi delle ragazze nelle discipline STEM. Per questa ragione, una strada percorribile e sperimentata in vari progetti portati avanti nel corso degli ultimi anni, può essere quella di lavorare con classi di sole ragazze, al fine di costruire un ambiente di apprendimento in cui le studentesse possano sentirsi libere di chiedere, esprimersi e sperimentare, avviando così i processi di empowerment a cui si faceva cenno. Diversi sono infatti gli studi che testimoniano come, in ambienti misti dedicati a percorsi STEM, le ragazze tendano a defilarsi, partecipare meno e lasciare più spazio ai compagni.
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